Al giorno d’oggi vi è sempre più l’esigenza di ricercare e apprendere tecniche nuove per la salute del cavo orale dei nostri pazienti, avvicinandoci a quelle che sono le medicine naturali, per cercare di andare incontro ad un pool di pazienti sempre più ampio e attento. L’oil pulling potrebbe diventare una tecnica alternativa da sfruttare in pazienti particolarmente intolleranti a prodotti chimici o che hanno fatto scelte di vita più vicine a terapie naturali.
L’oil pulling è una terapia che nasce in India intorno al II secolo a.C.. Tale metodica è inserita nelle tecniche di medicina Ayurvedica nel libro Charaka Samhita, dove viene chiamata Kavala Gandoosha. In questo manoscritto l’oil pulling viene consigliato per gestire sia problematiche legate al cavo orale come gengiviti, carie e lesioni ulcerate che patologie sistemiche, andando a rigenerare l’organismo e depurarlo dalle scorie.
Questa tecnica nell’epoca moderna venne rivalutata per la prima volta in Germania dal dottor Karach nel 1990, proponendola ad un congresso in Biellorussia come cura per problematiche batteriche e oncologiche.
Ma cos’è l’oil pulling?
L’oil pulling consiste nello sciacquare con un cucchiaino di olio vegetale, come se fosse collutorio, nelle prime ore del mattino a digiuno (può comunque essere fatto più volte al giorno). La durata dello sciacquo può variare dai 3 minuti fino a un massimo di 20 minuti. I movimenti devono essere a “risucchio”, facendo aderire bene le mucose ai denti per far passare l’olio tra un dente e l’altro. Eseguito lo sciacquo l’olio non deve essere deglutito ma sputato (preferibilmente nel water non nel lavandino) e successivamente vanno lavati i denti e passati i presidi interdentali.
Gli oli più utilizzati per questa tecnica
– Olio di sesamo spremuto a freddo: contenente lignani, come la sesamolina e la sasamina, i quali hanno attività antiossidante grazie all’elevata concentrazione di vitamina E. L ‘olio di sesamo contiene inoltre acidi grassi polinsaturi che inibiscono la perossidasi lipidica riducendo la capacità dei radicali liberi di danneggiare i tessuti.
METODO D’UTILIZZO: Questo olio deve essere riscaldato a 100 gradi in un pentolino mettendo due gocce d’acqua in superficie, quando queste evaporeranno sarà pronto per essere imbottigliato e usato (a temperatura ambiente) per l’oil pulling con uno swishing (risucchio) di 3\5 minuti.
– Olio di cocco spremuto a freddo: composto per il 92% da acidi grassi saturi, di cui il 52% da acido laurico con attività antibatterica contro Gram+ e Gram-. Questo olio contiene anche acido caprilico importante per l’inibizione della Candida Albicans.
METODO D’UTILIZZO: deve essere risciacquato tramite tecnica swishing per 10\15 minuti.
– Olio di girasole spremuto a freddo: ricco di vitamina E e di acido oleico e linoleico.
METODO D’UTILIZZO: deve essere risciacquato tramite tecnica swishing per 10\15 minuti.
Abbiamo supporto dalla letteratura scientifica?
La letteratura scientifica prende in analisi olio di sesamo e olio di cocco, molto spesso paragonandoli all’utilizzo della clorexidina, gold standard delle terapie antibatteriche.
L’efficacia nel mantenimento degli indici di placca e parodontali viene testata in molti articoli recenti che mettono a confronto la clorexidina con i due oli: cocco e sesamo, provandone l’efficacia. Gli oli hanno dato buoni risultati dal 7^ giorno fino alla fine dei trial clinici esiti similari a quelli della clorexidina. La clorexidina però ha permesso un mantenimento più duraturo tra il 15^ e 30^ giorno.
Nel complesso si è potuto evidenziare come gli oli hanno dato un miglioramento degli indici di placca, sanguinamento e parodontali, e una diminuizione della carica microbica.
In particolare, gli studi effettuati per la conta di Streptoccocco Mutans, e quindi della possibile attività anticariogenica, hanno messo in luce la capacità dell’olio di cocco e di sesamo di inibire l’adesione di tale batterio tanto quanto la clorexidina con una maggiore tolleranza di terapia anche da parte dei bambini. Un altro possibile utilizzo per cui è stato sperimentato l’oil pulling è nei confronti dell’alitosi riscontrando una netta diminuzione dei composti solforati soprattutto da parte dell’olio di sesamo e dell’olio di riso integrale.
Il meccanismo d’azione di questi oli non è ancora stato scoperto, molti studi ne mostrano la effettiva efficacia non solo per il cavo orale ma anche a livello sistemico. L’olio ha la capacità di trattenere tossine e batteri e rimuoverli dalle mucose, il suo funzionamento potrebbe dipendere da questo meccanismo, che però non è stato ancora confermato.
Sicuramente è una terapia a basso impatto economico, quindi di possibile accesso a tutti. Inoltre, è una terapia sicura per bambini e adulti con una possibile attività antibatterica e antimicotica (dovuta alla presenza di acido caprilico nell’olio di cocco).
A differenza della clorexidina non provocano pigmentazioni estrinseche e problemi correlati a disgeusia nel lungo termine. Gli aspetti negativi da tenere in considerazione sono i tempi molto lunghi di utilizzo, dai 3 ai 15 minuti, e la costanza con cui deve essere eseguita la terapia affinché abbia effetto.
Essendo un trattamento detossinante può capitare che nei primi giorni possa amplificare i fastidi e disagi soprattutto in pazienti che hanno una condizione severa, in tal caso caso bisogna avvisare anticipatamente il paziente di non allarmarsi, ma di diminuire gli sciacqui per poi piano piano aumentarli fino a quando la sintomatologia migliorerà.
L’oil pulling può diventare una terapia sicura da consigliare soprattutto nei mantenimenti parodontali e nei pazienti cariorecettivi, ove vi sia un’ottima compliance nella gestione dell’IOD e dove non ci siano problematiche gravi, prima gestibili con protocolli testati dalla comunità scientifica.
Dott.ssa Gaia Magliano
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